gesti





6 commenti:

Lucia Lamacchia ha detto...

mi sembrava interessante la somiglianza di questi gesti del vuoto

EgoNemoSum ha detto...

Si, quella sotto sembra il simbolo della P.38 :-)

Lucia Lamacchia ha detto...

vero,non lo conoscevo.

Lucia Lamacchia ha detto...

Per quanto riguarda il vuoto,
e/o un nuovo linguaggio

Sto cercando di delineare i gesti relativi ad un pc/ipod/playstation e quant'altro...
ad esempio:
dal click fisico del mouse, al poggiare il dito sul trackpad... alla voce
trovo interessanti le relazioni con il passato e
altrettanto interessanti quelle che possono risultare in futuro
non so, magari nuovi modi di gesticolare, altro
o nulla...sempre al vuoto si torna:)

potrebbe essere interessante come punto di partenza, forse meno come punto d'arrivo?
che pensa?

EgoNemoSum ha detto...

Si, i gesti, come quello che avevo messo nel post Vacuum, ma non solo. C'è una scultura di Giacometti, una delle prime, del periodo surrealista, che raffigura una donna che con un gesto delimita uno spazio, vuoto, ma in realtà molto pieno. Ci sono molti altri esempi di questo modo di rappresentare, da tutta la scultura di Moore a questo semplice effetto che senz'altro conoscerai. Forse, se ti interessa questa strada, che però non so quanto sia legata al discorso sul linguaggio, varrebbe la pena di visualizzarla, raccogliendo degli esempi e preparando dei lavori. Dal punto di vista "teorico" invece mi sembrano interessanti le osservazioni che faceva Ale:
Il vuoto, il nulla, l'opposto, il negativo, l'inverso, il complementare. Mi piace, ma non so nemmeno se l'opposto del negativo sia l'affermativo o il positivo.

Se per assurdo conoscessi tutto potrei anche contemplare il nulla. Invece non conoscendo nulla non mi riesce di immaginare il tutto. Dunque non è vero che la doppia negazione non nega... Come faccio a fidarmi del mio intelletto?

Tutto quello che so è l'immagine riflessa di qualcosa che esiste, o almeno, che credo esista nella realtà. I termini riflettere e immaginare vengono normalmente usati in questo senso, perché questa è la migliore metafora della conoscenza. Ma il complemento dell'immagine riflessa non comprende né l'immagine stessa né il fantomatico noumeno kantiano che l'avrebbe originata: può comprendere solo ciò che la mia riflessione aveva già compreso. Ottengo il nulla togliendo tutto da tutto ciò che ho compreso. In questo senso, nel vuoto ci sono più cose di quelle che posso immaginare.

ale ha detto...

Ehi, dovevo essere ispirato... :-)