il vuoto? Bruno Zevi sottolineava come il vuoto fosse il contenuto delle scatole architettoniche, la forma e la creazione eran depositate nell'esterno li dove c'è l'incontro di prospettive differenti, sensazioni diverse, il vuoto non è cio che creiamo, ma ciò che la creazione lascia fuori??
Ivan « L'illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stessi è questa minorità se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! – è dunque il motto dell'illuminismo. »
(Immanuel Kant, Risposta alla domanda: che cos'è l'Illuminismo?)
Kant probabilmente non aveva in mente l'era postmoderna. decadenza dell'illuminismo e' lo stato democratico che diviene totalitario impossessandosi dell'informazione. siamo guidati, scriviam su una tastiera sapendo che qualcuno specula su noi, siam circondati da marche e informazione veicolata in tv... non siamo liberi di pensare, siamo condizionati a seguire...seguire "l'intelligenza Artificiale"
anonimo: mio cugino nel 2008 aggiunge: abbi il coraggio di firmarti.
Certo che se suggerisci di parlare secondo la propria tua (aggiungiamo un altro possessivo?) intelligenza e lo fai citando.....mi viene da pensare anche sul tuo di coraggio.
Conosci la netiquette? la stai ignorando mi pare.
Se ci informi di un pensiero valido, interessante, che stimoli il cervello di tutti...è divertente. A che serve mettere in discussione il coraggio, e soprattutto quello di Ivan, quando dai dimostrazione di non averne, o meglio non utilizzarlo neanche tu?
Dopo il monologo suggerisco di firmarti semplicemente e proporre osservazioni interessanti per tutti.
bhe male non sto messo... non ho nemmeno la tv. era constatare ciò che accade, le ruote panoramiche con la scritta nestle' sopra, la pepsi e la coca in ogni menu e in ogni centro commerciale,la politica, la tv...amici di amria di filippi e le 15 che si prostituiscono epr comprare i visti di marca... io osservo...gli altri fanno e si riducon male.
Il vuoto, il nulla, l'opposto, il negativo, l'inverso, il complementare. Mi piace, ma non so nemmeno se l'opposto del negativo sia l'affermativo o il positivo.
Se per assurdo conoscessi tutto potrei anche contemplare il nulla. Invece non conoscendo nulla non mi riesce di immaginare il tutto. Dunque non è vero che la doppia negazione non nega... Come faccio a fidarmi del mio intelletto?
Tutto quello che so è l'immagine riflessa di qualcosa che esiste, o almeno, che credo esista nella realtà. I termini riflettere e immaginare vengono normalmente usati in questo senso, perché questa è la migliore metafora della conoscenza. Ma il complemento dell'immagine riflessa non comprende né l'immagine stessa né il fantomatico noumeno kantiano che l'avrebbe originata: può comprendere solo ciò che la mia riflessione aveva già compreso. Ottengo il nulla togliendo tutto da tutto ciò che ho compreso. In questo senso, nel vuoto ci sono più cose di quelle che posso immaginare.
Ok, io però mi riferivo a qualcosa di più concreto. Spesso osservando i vostri lavori mi viene da pensare che non riusciate ad esprimere la cosa in se, a dare luogo alla sintesi forma/contenuto (e qui sta il senso di ecologia della comunicazione). Il gioco, il vuoto è tutto, non ha solo un valore scientifico (forse), ma è sopratutto, un trucco per interrogarsi sul vuoto e sul senso che ha nella nostra cultura.
Vacuum (che esiste anche in inglese)si usa per molte espressioni tipo: testa vuota, vuoto di potere, sottovuoto, penzolare nel vuoto, cadere nel vuoto, andare a vuoto, parlare nel vuoto, vuoto di significato, lasciare un vuoto, vuoto a rendere, vuoto d'aria, fare il vuoto, (attorno a se) girare a vuoto, stomaco vuoto, mani vuote, vuoto di potere, assegno a vuoto, ha in realtà l'importante significato di spazio libero.
Da dove presumibilmente deriva la Vacanza. C'è un altro aspetto interessante. L'horror vacui, che originariamente esprimeva il concetto che la natura non ammette il vuoto, è un problema comunissimo e sofferto dai giovani e molti di coloro che si occupano di creatività. Capire quindi che il vuoto in realtà non è un ostacolo ma un'opportunità e un fine, li pone in una prospettiva completamente diversa.
Non solo ci sono culture che hanno indagato quel limite, ma anche esponenti delle nostre arti come Leonardo, Matisse, Malevic, per dirne alcuni. Tutto questo ovviamente non esclude il problema della conoscenza, anzi, indagare oggi il "fenomeno" digitale, virtuale, potrebbe, può, potrà, portarci a scoprire qualcosa. D'altronde è successo, perchè non dovrebbe succede ancora?
interessante non potrebbe essere analizzare nell'era della comunicazione, che sempre di più e' comunicazione fatta di pieni (anche noi studenti siam deviati dal mettere mettere), nell'era dove troppo spesso il mondo pieno del mercato determina stili di vita controllati, dando sensazioni di libertà telecomandata, ma in realtà ci si sente e ritrova vuoti e impauriti di ale percezione. il fare, il creare crea pienezza. Il vuoto in un ecologia della comunicazione può diventare e fare la differenza per riscrivere un essere in divenire nuovo che partendo dalla comunicazioni tocchi il marketing e lo stile di vita.
vuoto come rivoluzione del fare dell'essere del diventare. vuoto non come nevragia, ma come fonte
forse quando parla di vuoto in termini più concreti parla di kara-te?
riporto:
La parola giapponese kara-te, nel complesso, si compone di vuoto e mano, non il vuoto in sé, ma in relazione ad un lavoro, ad un'attività, cioè mettersi all’opera per fare il vuoto.
Si, è lo stesso principio che ispira la pittura giapponese. L'onda è fatta in questo modo. Ipotizzare che la mano si muova senza il cervello denuncia l'assurdità della distinzione tra lavoro manuale e quello intellettuale. Ma allo stesso tempo, per eseguire una pittura che raggiunge lo scopo, descrivere il vuoto, esplorarne il limite, è la mano deve imparare. Guidata dalla mente per un numero necessario di volte nello stesso gesto ripetuto, impara a muoversi senza il "controllo del cervello, libera sicura ed effettiva. A mente sgombra, col cevello vuoto. Questo succede anche per i pianisti. Mio figlio alessandro usa una tecnica simile quando studia un pezzo. L'esecuzione sarà perfetta, in quel dato momento, in quella data interpretazione, (la musica è forse l'unica arte che è nella sua esecuzione) solo quando la mano si muoverà libera sulla tastiera con la mente sgombra da ogni preoccupazione. Questo vorrei insegnarvi, a superare l'horror vacui.
come insegna il teatro occidentale con la funzione di manifestare cio che si ritiene segreto, nascondendo gli artefici dell'esteriorizzazione. nel buraku glia ttori son al tempo stesso visibili e invisibili, senza nessuna affermazione di abilità o descrizione, senza demagogia pubblicitaria. Silenziosi, rapidi eleganti, con gesti transitivi operativi. il filo (destino)scompare non c'e più l'uomo non e' piu marionetta tra le mani del filo(divinità) il dentro non determina più il fuori.
33 commenti:
Lucia, lo specchio è vuoto?
No...c'è un puntino...un pixel...o forse sono io???
dipende, interessante.
è materia ma anche no.
Mi iscrivo.
il punto c'è.
centofobia e cenofobia, con l'horror vacui.
strano questo tema.
e il detto popolare è anche simpatico:
la paura è fatta di tutto e di niente.
no?
e anche:
Much ado about nothing
molto rumore per nulla
giuro che smetto:)
il vuoto?
Bruno Zevi sottolineava come il vuoto fosse il contenuto delle scatole architettoniche, la forma e la creazione eran depositate nell'esterno li dove c'è l'incontro di prospettive differenti, sensazioni diverse,
il vuoto non è cio che creiamo, ma ciò che la creazione lascia fuori??
domanda affermazione. aridaje:)
Ivan, la moderna fisica quantistica non la pensa così. Tu che pensi, e di questo:
Creare è sottrarre all'eternità, distruggerlo è restituirglielo.
in termini meno filosofici piu' pragmatici:
«Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.»
Antoine Lavoisier
e nulla sta per tutto
nello specchio c'è il vuoto.
ma cos'è un vuoto/tutto?
è non farsi questa domanda?
rischio di diventare buddhista. non so se reggo.
Ivan « L'illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stessi è questa minorità se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! – è dunque il motto dell'illuminismo. »
(Immanuel Kant, Risposta alla domanda: che cos'è l'Illuminismo?)
Kant probabilmente non aveva in mente l'era postmoderna.
decadenza dell'illuminismo e' lo stato democratico che diviene totalitario impossessandosi dell'informazione.
siamo guidati, scriviam su una tastiera sapendo che qualcuno specula su noi, siam circondati da marche e informazione veicolata in tv...
non siamo liberi di pensare, siamo condizionati a seguire...seguire "l'intelligenza Artificiale"
anonimo:
mio cugino nel 2008 aggiunge:
abbi il coraggio di firmarti.
Certo che se suggerisci di parlare secondo la propria tua (aggiungiamo un altro possessivo?) intelligenza e lo fai citando.....mi viene da pensare anche sul tuo di coraggio.
Conosci la netiquette? la stai ignorando mi pare.
Se ci informi di un pensiero valido, interessante, che stimoli il cervello di tutti...è divertente.
A che serve mettere in discussione il coraggio,
e soprattutto quello di Ivan, quando dai dimostrazione di non averne, o meglio non utilizzarlo neanche tu?
Dopo il monologo suggerisco di firmarti semplicemente e proporre osservazioni interessanti per tutti.
Hai ragione Lucia, stavo proprio parlando di questo, del fatto che si cita sempre qualcuno, ma nessuno pensa. Mi spiace Ivan che sei messo cosi male.
bhe male non sto messo... non ho nemmeno la tv.
era constatare ciò che accade,
le ruote panoramiche con la scritta nestle' sopra, la pepsi e la coca in ogni menu e in ogni centro commerciale,la politica, la tv...amici di amria di filippi e le 15 che si prostituiscono epr comprare i visti di marca...
io osservo...gli altri fanno e si riducon male.
Il vuoto, il nulla, l'opposto, il negativo, l'inverso, il complementare. Mi piace, ma non so nemmeno se l'opposto del negativo sia l'affermativo o il positivo.
Se per assurdo conoscessi tutto potrei anche contemplare il nulla. Invece non conoscendo nulla non mi riesce di immaginare il tutto. Dunque non è vero che la doppia negazione non nega... Come faccio a fidarmi del mio intelletto?
Tutto quello che so è l'immagine riflessa di qualcosa che esiste, o almeno, che credo esista nella realtà. I termini riflettere e immaginare vengono normalmente usati in questo senso, perché questa è la migliore metafora della conoscenza. Ma il complemento dell'immagine riflessa non comprende né l'immagine stessa né il fantomatico noumeno kantiano che l'avrebbe originata: può comprendere solo ciò che la mia riflessione aveva già compreso. Ottengo il nulla togliendo tutto da tutto ciò che ho compreso. In questo senso, nel vuoto ci sono più cose di quelle che posso immaginare.
il vuoto come ciò che non comprendiamo.
Un pò come: per conoscere bisogna cercare e per cercare bisogna conoscere.
Ok, io però mi riferivo a qualcosa di più concreto. Spesso osservando i vostri lavori mi viene da pensare che non riusciate ad esprimere la cosa in se, a dare luogo alla sintesi forma/contenuto (e qui sta il senso di ecologia della comunicazione).
Il gioco, il vuoto è tutto, non ha solo un valore scientifico (forse), ma è sopratutto, un trucco per interrogarsi sul vuoto e sul senso che ha nella nostra cultura.
Vacuum (che esiste anche in inglese)si usa per molte espressioni tipo:
testa vuota,
vuoto di potere,
sottovuoto,
penzolare nel vuoto,
cadere nel vuoto,
andare a vuoto,
parlare nel vuoto,
vuoto di significato,
lasciare un vuoto,
vuoto a rendere,
vuoto d'aria,
fare il vuoto, (attorno a se)
girare a vuoto,
stomaco vuoto,
mani vuote,
vuoto di potere,
assegno a vuoto,
ha in realtà l'importante significato di spazio libero.
Da dove presumibilmente deriva la Vacanza.
C'è un altro aspetto interessante.
L'horror vacui, che originariamente esprimeva il concetto che la natura non ammette il vuoto, è un problema comunissimo e sofferto dai giovani e molti di coloro che si occupano di creatività.
Capire quindi che il vuoto in realtà non è un ostacolo ma un'opportunità e un fine, li pone in una prospettiva completamente diversa.
Non solo ci sono culture che hanno indagato quel limite, ma anche esponenti delle nostre arti come Leonardo, Matisse, Malevic, per dirne alcuni. Tutto questo ovviamente non esclude il problema della conoscenza, anzi, indagare oggi il "fenomeno" digitale, virtuale, potrebbe, può, potrà, portarci a scoprire qualcosa.
D'altronde è successo, perchè non dovrebbe succede ancora?
interessante non potrebbe essere analizzare nell'era della comunicazione, che sempre di più e' comunicazione fatta di pieni (anche noi studenti siam deviati dal mettere mettere),
nell'era dove troppo spesso il mondo pieno del mercato determina stili di vita controllati, dando sensazioni di libertà telecomandata, ma in realtà ci si sente e ritrova vuoti e impauriti di ale percezione.
il fare, il creare crea pienezza.
Il vuoto in un ecologia della comunicazione può diventare e fare la differenza per riscrivere un essere in divenire nuovo che partendo dalla comunicazioni tocchi il marketing e lo stile di vita.
vuoto come rivoluzione del fare dell'essere del diventare.
vuoto non come nevragia, ma come fonte
Creare solo quando non se ne può fare a meno perchè diventa insostenibile il vuoto.
Questo è il primo commento che mi viene da fare.
forse quando parla di vuoto in termini più concreti parla di kara-te?
riporto:
La parola giapponese kara-te, nel complesso, si compone di vuoto e mano, non il vuoto in sé, ma in relazione ad un lavoro, ad un'attività, cioè mettersi all’opera per fare il vuoto.
Si, è lo stesso principio che ispira la pittura giapponese. L'onda è fatta in questo modo. Ipotizzare che la mano si muova senza il cervello denuncia l'assurdità della distinzione tra lavoro manuale e quello intellettuale. Ma allo stesso tempo, per eseguire una pittura che raggiunge lo scopo, descrivere il vuoto, esplorarne il limite, è la mano deve imparare. Guidata dalla mente per un numero necessario di volte nello stesso gesto ripetuto, impara a muoversi senza il "controllo del cervello, libera sicura ed effettiva. A mente sgombra, col cevello vuoto. Questo succede anche per i pianisti. Mio figlio alessandro usa una tecnica simile quando studia un pezzo. L'esecuzione sarà perfetta, in quel dato momento, in quella data interpretazione, (la musica è forse l'unica arte che è nella sua esecuzione) solo quando la mano si muoverà libera sulla tastiera con la mente sgombra da ogni preoccupazione. Questo vorrei insegnarvi, a superare l'horror vacui.
ps:
questo corso costa 10.000 euro :)
Dunque Lucia, a cosa serve il Vuoto? Serve a restituire il fenomeno all'eternità.
e questo è il mio click che glieli invia...
arrivati?
quindi lei è il santone, una specie di messia,
lo dicevano i testimoni di geova...sarebbe arrivato :)
e a proposito di musica:
joan as police woman...compratelo, ascoltatelo.
preannuncio un trauma da conservatorio...non riesco più a suonare un qualsiasi pianoforte se non con uno spartito.
chissà il santone non riesca a guarirmi anche da questo nel suo corso economico.
un pò di fatti miei fa sempre bene raccontarli :)
ho bisogno di pensare alle sue ultime righe.
non so quanti giorni.
Come fa ad esserne così certo?
come insegna il teatro occidentale con la funzione di manifestare cio che si ritiene segreto, nascondendo gli artefici dell'esteriorizzazione.
nel buraku glia ttori son al tempo stesso visibili e invisibili, senza nessuna affermazione di abilità o descrizione, senza demagogia pubblicitaria. Silenziosi, rapidi eleganti, con gesti transitivi operativi.
il filo (destino)scompare non c'e più l'uomo non e' piu marionetta tra le mani del filo(divinità) il dentro non determina più il fuori.
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