Sembrerebbe naturale considerare le genti dei paesi che
insistono e vivono sulle sponde del Mediterraneo come “abitanti della
periferia”, che poco o nulla hanno a che fare con esso. Se invece
pensiamo al Mediterraneo come uno stato reale, popolato da persone,
culture ed economie, comunque interconnesse e che di esso vivono, la
nostra prospettiva cambia completamente. In quest’area sono in atto
importanti cambiamenti politici, che riguardano non solo le migrazioni
sud/nord e le ovvie implicazioni di impatto sociale sulle economie
Europee; ma anche “rivoluzioni” che stanno modificando gli assetti di
tutta l’area, e indirettamente di tutto il Medioriente. In questo quadro
potrebbe diventare di vitale importanza, cominciare a considerare il
Mediterraneo come uno “Stato liquido Multirazziale” e multiculturale,
ove gli interessi dei singoli individui, possono coincidere su temi
importanti ed attuali. Un processo del genere comporta sicuramente
ripensare e rivedere molte cose: i processi di democratizzazione nei
paesi del nordafrica, l’integrazione culturale, i modelli politici di
riferimento la convivenza di confessioni diverse, l‘accesso a modelli di
sviluppo sostenibili orientati sin dal loro nascere alla conservazione
dell’ambiente. Sarebbe un’occasione di riflessione, una possibilità,
anche per noi, di riconsiderere idee e orientamenti che non sembrano più
in grado di dare risposte convincenti ai cambiamenti in atto e
tantomeno sembrano in grado di offrire delle soluzioni. I mezzi di
comunicazione ci hanno abituati, in questi ultimi decenni ad una
democrazia partecipativa pilotata dalle fabbriche del consenso e della
comunicazione, una democrazia svuotata della sua capacità di incidere e
di considerare i problemi reali e le condizioni di vita delle persone.
D’altro canto, gli stessi mezzi di comunicazione sarebbero in grado, e
in diverse occasioni lo sono, di offrire strumenti nuovi di
partecipazione delle comunità di “navigatori” e di questo se ne
avvantaggerebbero i processi, le informazioni, le conoscenze…
Parole come Democrazia Diretta, potrebbero aprire riflessioni condivise per ripensare e ridefinire il rapporto tra istituzioni e genti, strade percorribili e concrete, corrispondenti a quel “sentire comune” a quella solidarietà unica e caratteristica che contraddistingue le culture del mare. Qui vorremmo avviare una riflessione che, preso atto del fallimento dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo di seguire politiche comuni sui temi inerenti lo sfruttamento dell’ambiente e delle sue risorse, sia in grado di raccogliere idee e pratiche indirizzate ad uno sviluppo sostenibile. L’intento è quello di raccogliere possibili istanze e temi, destinati alla costituzione di un “palinsesto” per un canale televisivo online, aperto, interconnesso e gestito direttamente dagli utilizzatori della rete
Parole come Democrazia Diretta, potrebbero aprire riflessioni condivise per ripensare e ridefinire il rapporto tra istituzioni e genti, strade percorribili e concrete, corrispondenti a quel “sentire comune” a quella solidarietà unica e caratteristica che contraddistingue le culture del mare. Qui vorremmo avviare una riflessione che, preso atto del fallimento dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo di seguire politiche comuni sui temi inerenti lo sfruttamento dell’ambiente e delle sue risorse, sia in grado di raccogliere idee e pratiche indirizzate ad uno sviluppo sostenibile. L’intento è quello di raccogliere possibili istanze e temi, destinati alla costituzione di un “palinsesto” per un canale televisivo online, aperto, interconnesso e gestito direttamente dagli utilizzatori della rete
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