CHE MONDO SAREBBE SENZA..MERDA


"Non importa cosa vi dicono,
le parole e le idee possono cambiare il mondo."


La filiera del progetto..
Si nasce, e non si sa parlare, ma il bambino sa già comunicare, sa far capire i propri bisogni.
Si cresce e si inizia a parlare utilizzando più mezzi..disegni, parole, musica.
Ma andando avanti rifletto su un concetto che torna a spaventarmi. Parliamo ma non comunichiamo!.
La cultura mette dei paletti al nostro modo di comunicare? Sempre più in Italia la nostra professione si improvvisa..si impacchetta di belle parole utilizzando tutto il dizionario della lingua italiana bella melodica d'impatto, ma dalla politica fino ad arrivare nelle università non ci si insegna a comunicare.


Un bel nome”la filiera del progetto” ma un altra occasione per mostrare come il “comunicare” che etimologicamente significa mettere in comune..condividere non si attua. Un gioco che viene visto come un “più” che sta li, statico per diventare una vera e propria filiera caotica, appiccico di più elementi che addobbano la struttura aziendale, più scena senza sostanza dove emerge un solo filo, un capo, un padrone tutto fare..ma la schiavitù non era finita?


Il papa non entra alla Sapienza, ma nelle università che insegnano comunicazione c'è chi è abilitato e invitato per dire: “il catalogo è fatto di poesia, illustrazione ed estetica..basta!ora passiamo alle cose serie. Il prodotto, il guadagno!da qui si può comprare”.
I fili ancora oggi sono pilotati da chi non sa fare e si improvvisa.

20 commenti:

Lucia Lamacchia ha detto...
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Lucia Lamacchia ha detto...

Se chi pilota non si rende conto dell'importanza della comunicazione...come dicevamo è morto..possiamo solo guadagnare...la cosa che invece preoccupa me è che si organizzino convegni per parlarti di quale sia la nuova domanda di comunicazione...non capisco in quale senso si possa decidere quale sia la nuova domanda... a noi basta rispondere..
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EgoNemoSum ha detto...

Sono in gran parte d'accordo con le vostre osservazioni sui materiali presentati, sui nomi, ma aggiungerei anche sul prodotto. Data la confusione in merito a ciò che si intende per comunicazione, l'affermazione: "Passiamo alle cose serie" mi trova entusiasta!

Lucia, la tua logica è ferrea, ma non è cosi semplice. Quando si afferma che siete voi i "Committenti di Progetto" è evidentemente una forma di "perversione" con la quale però dovrete fare i conti.

Spero che, al prossimo incontro, riusciate ad esprimere tutto ciò.

Ivan Valcerca ha detto...

una perversione che fa dire nuova richiesta, in realta' e' la richiesta dell'imprenditor..ma noi non siamo solo artisti..ma mediatori..tra la richiesta che il contesto richiede..quella richiesta che noi interiormente chiediamo..e in piu'..il committente..dovremmo mediare tra tutte queste richieste..e' forse quello il complesso della professione che fa i conti con il portafoglio..,la dignita'e un etica perversa della mente creatrice

EgoNemoSum ha detto...

No, è una perversione generalizzata del mercato. Non coinvolge solo il nostro lavoro ma tutta la società, civile, ovviamente, poi esistono altre realtà, ben più pesanti! Va detto che esistono imprenditori che invece hanno ben chiaro il loro ruolo, hanno in alta considerazione il nostro lavoro e il valore aggiunto che possiamo dare alla loro attività. Non tutti sono dei Medici, spero che tra quelli invitati ci sia anche un Principe. Eugenio Perazza è uno di questi.

Lucia Lamacchia ha detto...

Io sto prendendo questo biennio come "sperimentazione"...dopo un triennio accademico "tecnica e fiato sul collo"
Sto cercando di non pormi problemi di leggibilità o altro.
Cerco di pensare il minimo possibile, fin quando possso, a come lo vede lui è più a come lo sento io...

So bene che se c'è committenza ci sono domande stressanti, a volte inutili a cui dover far fronte..
l'intento attuale è che se non mi pagano..sperimento.

Un'altra utopia è l'etica...altro punto che se nn mi pagano cerco di rispettare ...

EgoNemoSum ha detto...

Sfondi una porta aperta. Anzi, a dire il vero, e te lo dice uno che l'ha fatto per tutta la vita; la sperimentazione, il COME LO VEDI TU, non è solo l'affermazione di una tua libertà d'espressione, l'unica cosa per cui, dico io, VALE LA PENA DEL FARE. Ma, quando si verificano quelle condizioni per cui, il committente, è cosciente del nostro ruolo e lo richiede CONSAPEVOLMENTE; è LA RAGIONE DEL TUO LAVORO. Sperimentazione, Innovazione, Creatività, sono l'UNITA' DI MISURA del vostro valore, etico ed economico.

EgoNemoSum ha detto...

...anche quando non ti viene richiesto.

Ivan Valcerca ha detto...

sperimentare e liberta' d'espressione sono alla base del nostro essere, o meglio dovrebbero esserlo..ma penso ancor piu' il libero confronto democratico.-ascoltare, osservare..ma in una nazione dove abbiamo tutti i mezzi per comunicare diventiamo piu' silenti, comunichiamo sempre di meno..aggrediamo..
se i ricettori fossero aperti al massimo..non ci sarebbe troppo distacco tra il committente e il progettista..perche si riuscirebbe a filtrare tutto il processo comunicativo in un unicum.
ma ancora una volta la maggior parte delle caste ammutolisce il tutto..

ma perche3 siamo sempre in tre a commentare..dove son gli altri???
SOS confronto...
qualcuno ci aiuti a confrontarci..

BANKO ha detto...

Eccomi, salve a tutti! Non sono stato presente all'incontro, ma so di cosa si parla perchè ho lavorato alla Targetti, conosco il sig. Targetti, e conosco la comunicazione dell'azienda nonchè gli argomenti trattati nell'incontro.

Il problema che trovo però, in questa discussione, è il seguente: non capisco di cosa stiate parlando. Credo di avere una buona conoscenza dell'italiano, una discreta capacità intellettiva, e persino delle accettabili doti di immaginazione, ma sinceramente non sono riuscito a capire di cosa state discutendo.
Ho capito che l'oggetto è la comunicazione, ma non ho capito se intendete una comunicazione professionale del tipo progettista-committente, o se parlate invece della comunicazione in generale, del fatto che non si parla più, le caste controllano tutto, con l'euro è tutto rincarato, e non si sa più come vestirsi.

Spero che qualcuno dotato di capacità di sintesi sappia sollevarmi dalla mia barbarie. :-)

Lucia Lamacchia ha detto...

Non penso ci sia bisogno di aver lavorato con il sig.targetti per conoscerne la comunicazione..ma il tuo curriculum ci fa sempre piacere conoscerlo.
Il tuo problema di comprensione è lecito..perchè quì si parla...scusaci l'italiano, non ti buttar giù per le capacità intellettive...anche tu ci riuscirai....non preoccuparti neanche delle doti di immaginazione...te le presto...sii sempre sincero...e invece di capirci..parla.
Tu cosa intendi per comunicazione??

Lucia Lamacchia ha detto...

Ah dimenticavo,
non cominciare con l'aggredire,
non essere romantico, non rispondermi "comunicare per me è la vita"
ma cerco di essere, più chiara (ti vengo incontro)
qual è il metodo che usi quando ti propongono lavori di comunicazione....o ti bastano i soldi?

Ivan Valcerca ha detto...

finalmente un'altro opinionista..

bhe non e' complesso il discorso, stiamo parlando di comunicazione..e di come l'azione comunicativa viene sempre troppo spesso influenzata dall'imprenditore.
caro Banko, scusa se te lo dico..ma mi spiace per te che hai conosciuto il sig.Targetti cosi' da vicino, perche il suo modo di intendere la comunicazione mi sembra molto frivola..e poco in linea con la professione di comunicatore.
nomignoli ai prodotti..fiabette senza logica, illustrazioni acquarellate che, con un vero progetto di comunicazione funzionerebbero..cosi'..son all'italiana..oggetto e frutto di un imprenditore..

EgoNemoSum ha detto...

Lorenzo, se tu fossi stato presente all'incontro e avessi fatto una proposta di comunicazione, sapresti di cosa stiamo parlando.

BANKO ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
BANKO ha detto...

Non ero presente all'incontro per motivi di lavoro, e ciò mi è molto dispiaciuto, ma questo non dovrebbe impedirmi di capire il tema della vostra discussione. Il mio post precedente, provocatorio, ma per niente aggressivo visto che chiedeva semplicemente una delucidazione, non voleva far casino, ma solo ridurre il discorso a termini più terra terra.

Comunque adesso Ivan è stato più concreto, e rispondo volentieri:
non aver paura di offendermi, perchè nonostante abbia lavorato per Targetti, non ho assolutamente intenzione di difenderlo, anzi, potrei raccontare vari episodi di cattiva comunicazione dell'azienda. Semplicemente, Targetti non è un azienda che ha bisogno di comunicare: vende prodotti tecnici, non fa design, e i suoi clienti sono principalmente aziende e progettisti i quali non hanno bisogno della brochure per comprare 1000 lampade da installare. Oltre a questo, l'incontro organizzato da Deganello era un incontro palesemente rivolto ai designer del prodotto, quindi mi sembra perfettamente normale che abbiano parlato di oggetti, e che la loro comunicazione facesse pena.

Lucia Lamacchia ha detto...

Ti vergonavi ed hai usato la provocazione..dai scherzo..basta prometto..anche se in realtà mi diverte..
in effetti sono consapevole di quello che hai appena detto di targetti..il mio problema, effettivamente rabbia..è che sia così.

In realtà quando dici che non hanno bisogno di comunicare..secondo me non è così..dovrebbe essere nel loro interesse aumentare le entrate..ma so anche che ci si accontenta..

e quando penso a quanti si accontentano...cerco il modo di trvovare lavori più esaltanti..nonostante ciò penso che la maggioranza dei committenti ragioni come targetti.. e qui riprendo il titolo di questa conversazione..
che mondo sarebbe senza..merda?

BANKO ha detto...

Ma guarda, che la buona comunicazione faccia bene a qualsiasi attività commerciale, è fuori di dubbio. Il punto è che Targetti non si rivolge al pubblico dell'utenza media, si rivolge quasi esclusivamente agli addetti del settore, ovvero gli architetti che impiegano le loro lampade nei progetti. Quindi è comprensibile che il loro catalogo verta sulle specifiche tecniche più che sulla comunicazione. Venerdì me lo porto dietro così ne parliamo.

Per il resto, credo che il panorama generale sia desolante come dici te, ma senza dubbio quando un'azienda si muove in un mercato dove la comunicazione è determinante, o si attrezza in quel senso, o soccombe. Targetti è un improvvisato della comunicazione, ma stai tranquilla che come aumentare il suo fatturato lo sa benissimo, e i colori delle brochure c'entrano poco.

Anonimo ha detto...

noto interessantissimo questo dibattito, due punti di vista differenti, chi comunicazione e chi prodotto.
in effetti lorenzoconcordo con te sul fatto del fatturato,sul fatto che ha un target differente, tecnico..
ma lo scontro, penso tu ne sa a conoscenza. e' l'istituzione di targetti di aver istituito un premio dove far confluire giovani artisti,o meglio della sua presunzione di dire..la comunicazione e' importante..ma e' fatta in quel modo.
Su tale argomento anche con il Bettega si son riscontrati dei punti di divergnza, lui afferma: "meglio una buona distribuzione",ma penso che distribuire un bun prodotto anche di comunicazione non faccia male a nessuno.In piu' il grande iprenditore parlando del mondo del lavoro e' stato allucinante..noi dovremmo cercare i produttori dellenostre creazioni, e poi presentarle alle granzi aziende..
ma..sara'..
spesso vorrei camminare con occhiali neri scuri e tappi per le recchie.."ma anche questo e' capire la cultura"

Lucia Lamacchia ha detto...

Sta crescendo il prossimo Targetti!!!!
nooooooo.

Lorence c'è modo e modo anche per una comunicazione rivolta agli "addetti ai lavori"

le caratterisctiche tecniche con una buona comunicazione non verrebbero certo lasciate in disparte o oscurate...ma esaltate